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LA FINE DEL TUNNEL
Cos'è la sindrome da stress post-traumatico?
Vi proponiamo qui di seguito l'intervista integrale.
1. Di cosa parla La fine del tunnel?
Il libro affronta il tema del disturbo da stress post-traumatico (DSPT), che è un insieme di sintomi di cui molte persone soffrono senza necessariamente saperlo. In effetti, questo disturbo è stato ignorato a lungo dalla medicina, poi è stato classificato come un disturbo dell’ansia e, infine, è stato riconosciuto come entità a pieno titolo solo negli ultimi dieci anni. Il libro spiega in dettaglio come si può curare il DSPT, presentando un metodo pratico per riuscirci, ma, anche, come prevenirne l'insorgenza dopo essere stati esposti ad un evento traumatico.
2. Ma cosa si intende esattamente per disturbo da stress post-traumatico, o DSPT?
È un disturbo causato da un evento traumatico vissuto dalla persona in modo diretto oppure indiretto (ad esempio, come spettatore, o per aver raccolto testimonianze di persone traumatizzate). Può apparire all’improvviso, mesi o addirittura anni dopo l’evento traumatico.
Possiamo individuare quattro categorie principali di sintomi:
1. reviviscenze: flashback, incubi, ricordi dolorosi ricorrenti, angoscia psicologica legata al trauma.
2. Evitamento: la persona fa del suo meglio per evitare tutto ciò che riguarda l'evento traumatico (luoghi, parlarne, guardare o ascoltare delle testimonianze).
3. Alterazioni negative o intorpidimento: la persona si isola da se stessa e dagli altri, vede il futuro in nero, non si interessa più a ciò che la circonda o alle cose che amava fare prima, non è più in grado di provare emozioni...
4. Disturbi neurovegetativi: aggressività, comportamenti rischiosi e autodistruttivi, ipervigilanza, problemi di concentrazione, disturbi del sonno.
Se la diagnosi non viene fatta abbastanza rapidamente o viene ignorata, c'è il forte rischio di sviluppare complicanze come ansia, depressione, difficoltà relazionali, suicidio (da 5 a 7 volte superiore rispetto alla popolazione normale), dipendenze (da alcol, droghe, sesso, videogiochi...), disturbi alimentari, malattie di ogni tipo. Così, molte persone che in realtà soffrono di DSPT vengono curate per altre malattie, il che risulta inefficace, se non addirittura pericoloso.
3. Chi sono i soggetti più esposti a questa patologia?
Sono categorie ad alto rischio le persone che hanno avuto un'infanzia difficile (percosse, abbandono, molestie, stupro...) e gli adulti che hanno subìto questi tipi di aggressione (incluse vessazioni di vario tipo). Nelle professioni considerate a rischio non ci sono solo i soldati, ma anche la polizia, i vigili del fuoco, le guardie carcerarie, i paramedici, gli operatori umanitari, i macchinisti, gli assistenti sociali, i giudici e gli avvocati. Persone che, a causa della loro professione, rischiano di essere esposte a un gran numero di eventi potenzialmente traumatici.
Sottolineiamo due punti importanti:
- non tutti questi professionisti soffrono di DSPT; solo una percentuale lo sviluppa. Spesso, fra l'altro, il disturbo appare quando si interrompe l'attività professionale.
- L’avvento di questo disturbo non è in alcun modo collegato a una debolezza psicologica della persona. Ad oggi non sappiamo perché alcuni sviluppino il DSPT dopo un evento traumatico mentre altri non ne soffrano nemmeno dopo averne sperimentati molti.
4. Sebbene l'esistenza del DSPT sia stata ufficializzata qualche decennio fa, solo in questi ultimi anni è stata riconosciuta come patologia a pieno titolo. Come ha inciso questo gap nella divulgazione e conoscenza del problema?
Notevolmente, perché l'ignoranza ha fatto sì che le persone sofferenti siano state curate per i sintomi presentati piuttosto che per la causa. Sono state fatte false diagnosi (ad esempio di psicosi) con conseguenti trattamenti farmacologici, mentre il trattamento per il DSPT non prevede farmaci.
5. Nel libro si legge che il rischio di sviluppare un DSPT è quasi due volte più elevato tra le donne che tra gli uomini. Perché questa differenza?
È cambiato il divario negli anni, e se sì, come?
Non posso rispondere con esattezza a questa domanda perché le statistiche non sono molto accurate, data l'ignoranza, ancora oggi, del mondo medico riguardo al DSPT, la difficoltà di fare una diagnosi corretta e, infine, a causa del fatto che la medicina non ricerca a sufficienza le cause di ciò di cui soffrono i pazienti ma si limita a trattarne solo i sintomi.
Una cosa è certa: la frequenza del DSPT è molto più elevata di quanto ammesso o riconosciuto fino ad oggi.
Suppongo che le donne siano più spesso vittime di atti violenti rispetto agli uomini e che, di conseguenza, la violenza domestica, lo stupro e le molestie colpiscano più spesso il sesso femminile di quello maschile. Ma questa è solo una parte della verità, sicuramente...
6. Come si fa a comprendere se si è affetti da DSPT? Quali sono i principali sintomi?
Oltre a tenere d'occhio i sintomi e le comorbidità che ho già menzionato, bisogna tenere presente che, quando si è vissuto un evento traumatico, ad esempio un incidente o una catastrofe naturale (terremoti, alluvioni, incendi), oppure si sono subiti una violenza, un abbandono o delle molestie, è importante chiedersi se il proprio stato di salute si sia in qualche modo degradato in seguito all'evento. Ad esempio, l’isolamento sperimentato negli ultimi mesi a causa del COVID-19 sarà (anzi, è già!) una causa importante, e sicuramente molti soffriranno di DSPT in seguito a questo trauma.
7. Cosa consiglia a chi, leggendo il suo libro, dovesse riconoscersi nella descrizione di uno dei casi dei pazienti che ha riportato?
Consiglio loro di adottare il metodo OGE, “all’inverso dell’ego”, che spiego in dettaglio nel libro. Avendo sofferto io stesso di DSPT, posso affermare e testimoniare che questo metodo è efficace non solo per curare, ma anche per prevenire l'insorgenza di questo disturbo.
8 .Che cosa è Amrita per lei?
Una casa editrice eccellente con grandi valori in cui mi ritrovo.
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