Insonnia, incubi, fatica ad addormentarsi, 

sono in tanti a soffrire di disturbi legati al sonno. Cosa si nasconde dietro questi disagi? Secondo Charlie Morley queste problematiche sono spesso strettamente connesse ad eventi traumatici e stress. 




Secondo le statistiche sono circa 12 milioni gli italiani che soffrono di disturbi legati al sonno. Fanno fatica ad addormentarsi, si svegliano spesso durante la notte, hanno un sonno agitato e/o riescono a dormire poche ore. Di contro sono sempre più numerosi gli studi scientifici che dimostrano quanto sia fondamentale la qualità del dormire per vivere bene e per un benessere generale.

Secondo Charlie Morley, autore di numerosi libri, molti bestseller, e insegnante di sogno lucido, integrazione dell’Ombra e Mindfulness del sogno e del sonno, i disturbi legati al sonno sono spesso strettamente connessi a eventi traumatici e stress, e attraverso una serie di pratiche è possibile ottenere un riposo reale, guaritore e privo di incubi.

Charlie ha una lunga esperienza in merito, ha cominciato nel 2008 a insegnare pratiche sul sonno e sul sogno aiutando centinaia di persone afflitte da incubi e traumi, tra cui ex bambini vittime di abusi, sopravvissuti ad attacchi terroristici, veterani delle forze armate e personale in servizio nell’esercito. Negli anni ha così elaborato un programma basato su cinque pilastri che unisce pratiche di rilassamento profondo, respirazione, lavoro con il corpo, pratiche di mindfulness e sogno lucido, capaci di rispondere alle esigenze di chiunque abbia problemi legati al sonno e supportate da serie ricerche e dai testi dell’antica saggezza buddhista. 

La puntata di Filo diretto con l’Autore è stata l’occasione per esplorare questi temi presenti anche nel suo ultimo libro “Se vuoi dormire… Svegliati! - 5 pratiche per migliorare il sonno e la consapevolezza dei sogni” edito da Amrita Edizioni. 

«Quando abbiamo incubi le cui immagini ci riportano ad un evento che ci ha traumatizzato è per noi più semplice associarlo ad un sonno disturbato. Le volte in cui non ricordiamo incubi ricorrenti e non vediamo nessun nesso diretto con un trauma, facciamo fatica a ipotizzare che un cattivo sonno sia dovuto, in realtà, a cause di questo tipo. Un evento traumatico causa una disregolazione del nostro sistema nervoso che è alla base di un sonno regolare e di qualità. In molti si affidano a farmaci pensando che sia la soluzione migliore o ad altri rimedi sicuramente utili, ma non risolutivi, come ad esempio evitare la luce blu degli schermi, indossare occhiali rossi per filtrare la luce. Fattori che regolano il mondo esterno a noi, ma non il nostro sistema nervoso. Se fossero davvero così utili, non ci sarebbero così tante persone a soffrire di insonnia e problemi legati al sonno» commenta Charlie.

Regolando quindi il sistema nervoso il sonno accadrà in maniera naturale e spontanea. Chi soffre di disturbi del sonno dopo anni tende a identificarsi con il non dormire bene e con una abitudine che ormai fa parte della propria quotidianità. Attraverso il libro di Charlie Morley si comprende come le tante cose che accadono nella nostra vita durante la veglia siano fortemente influenzate dalla qualità del sonno. 

Esiste, ad esempio, una correlazione diretta tra la quantità di sonno ogni 24 ore e la lunghezza della vita media. Se non riusciamo a dormire tra le 7 e le 9 ore a notte, possiamo trarre benefici anche da un breve riposo pomeridiano.

«A 20 anni volevo cambiare il mondo e non volevo “sprecare” del tempo dormendo. Oggi ho capito che se voglio cambiare il mondo serve fare un riposino. Anche studi della NASA hanno dimostrato che un riposo pomeridiano permette di essere più efficienti del 40%. Se non riesco ad addormentarmi o non ho il tempo per staccare ci sono diverse pratiche che ci permettono un riposo profondo senza dormire. È possibile raggiungere uno stato intermedio tra sonno e veglia, da sdraiati e con occhi chiusi, che procura benessere anche al nostro cervello. Se viviamo tutto il giorno in uno stato di stress non possiamo pensare di risolvere l’insonnia con qualche esercizio un’ora prima di andare a dormire. Riposarsi nel pomeriggio ha un effetto diretto sull’amigdala, quella parte del cervello che ci fa sentire minacciati, che ci mette in allarme. Ripensando la mente, si compie una sorta di reset, non solo saremo più produttivi, ma anche più gentili, meno nervosi e irritabili» continua Charlie.

Purtroppo però per la nostra società il riposo è visto come una cattiva abitudine, qualcosa che non ci rende produttivi in ogni momento della giornata e in qualsiasi condizione. 

La fase più importante del sonno è quella in cui sogniamo, quella a cui il cervello tende a dare priorità. Eppure sono in tanti ad essere convinti di non sognare semplicemente perché non ricordano di averlo fatto. Cercare attivamente di ricordare i propri sogni, scrivendoli o raccontandoli, apporta benefici sulla salute mentale secondo molti studi scientifici. Ogni sogno, anche se non lo ricordiamo, ha degli effetti diretti sul corpo, basti pensare a un incubo in cui proviamo paura e ansia. Il corpo rilascia concretamente da un punto di vista neurologico e chimico quantità di adrenalina e cortisolo, riconosciuto comunemente come l’ormone dello stress. Appena svegli partiamo già con uno stato d’ansia e di preoccupazione. Un sogno di cui non ricordiamo nulla ha lasciato traccia nel nostro corpo. Ecco perché scrivere o raccontare queste emozioni può contribuire anche alla salute mentale.

Passiamo circa un terzo della nostra vita a dormire, ma non sappiamo praticamente nulla di come funziona. I cinque pilastri su cui si fonda la pratica di Charlie Morley aiutano anche in questa conoscenza: come funziona il sonno, il rilassamento, il respiro. La respirazione, infatti, è il modo più veloce e più efficace per cambiare il nostro stato neurologico. C'è una comunicazione diretta tra i nostri polmoni e il nostro cervello, ancora più diretta che quella tra occhi e cervello.

Se impariamo a respirare in un certo modo invieremo al nostro cervello l'informazione che può rilassarsi profondamente e anche in poco tempo. Nel 1939 negli Stati Uniti si facevano mediamente 4,9 respiri al minuto, nel 2020 si contavano 15 respiri al minuto, un ritmo velocissimo che procura respiri corti. «Se respiriamo così lentamente e profondamente il nostro corpo e il nostro sistema nervoso autonomo penseranno di essere al sicuro. Il motivo per il quale molte persone non riescono a dormire bene è perché il loro sistema nervoso e il loro corpo non si sentono tali. Respirare lentamente, rilassarsi e imparare ad avere un sogno lucido ci allena anche a diventare coscienti all'interno di un sogno e pensare, per esempio, che quello che stiamo provando non è reale. Liberando la nostra mente da questi condizionamenti possiamo cambiare la percezione del sogno e guarire da dentro» continua Charlie.

Per scoprire dalla voce di Charlie Morley i 5 pilastri per migliorare il sonno, guarda tutta la puntata di Filo diretto con l'autore.





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