COSA DICE DI NOI IL NOSTRO VOLTO?




Antonella Marangoni è l’autrice di Faccia a faccia. Cosa dice di noi il nostro volto.
Laureata in naturopatia, ha studiato morfopsicologia, e ha frequentando la facoltà di psicologia. L’abbiamo intervistata per approfondire meglio con lei che cos’è la morfopsicologia e come ci può essere utile nella nostra vita.



Il nostro volto parla per noi. Non ha bisogno di parole, non ha necessità di suoni, gesti, espressioni. Nel guardare faccia a faccia qualcuno, il nostro inconscio riesce a captare informazioni che razionalmente impiegheremmo ore, giorni, mesi, o addirittura anni a comprendere.
Usiamo infatti spesso espressioni come “faccia da schiaffi”, “mi sta antipatico a pelle”, “è stato un colpo di fulmine: è bastato uno sguardo”, spesso senza sapere neanche bene il perché. Eppure una parte di noi riesce a cogliere aspetti della persona che abbiamo di fronte ai quali non sappiamo dare una spiegazione.
Antonella Marangoni ha studiato morfopsicologia presso la Societé Française de Morphopsychologie di Parigi e ha pubblicato con Amrita Edizioni un libro che si intitola proprio Faccia a faccia: un vero e proprio manuale che ci insegna le basi per comprendere meglio noi stessi e gli altri attraverso la lettura del volto.
“Il viso è il nostro libro – ci spiega Antonella – il libro che portiamo con noi ogni volta che ci muoviamo, che andiamo in giro; è con noi durante tutta la nostra esperienza di vita. È proprio questo concetto che mi ha fatta appassionare a questo percorso parecchi anni fa: ero ad un incontro a Riccione e tra i relatori c’era un uomo che presentava la morfopsicologia. È stato amore a prima vista, ho sentito qualcosa che risuonava dentro di me. Ho atteso la fine del suo intervento e poi mi sono avvicinata per dirgli che volevo assolutamente approfondire questo tema. Lui mi ha spiegato che si trattava di una disciplina nata in Francia, dove è riconosciuta ed applicata in diversi ambiti. Contemporaneamente ho iniziato anche il corso di naturopatia, e così ho portato avanti i due percorsi insieme, trovando tantissime correlazioni tra le due
discipline.
A fine del percorso, circa vent'anni fa, guardavo le facce con un occhio diverso... e anche io avevo un’altra faccia!”

Ma quanto è importante riconoscere un volto e soprattutto in tempo di COVID?
“Stiamo attraversando un periodo particolare – ci dice Antonella. – Per analizzare il volto, lo si divide in tre parti: il pensiero, il sentimento e l’istinto, e quest’ultimo si manifesta nella parte inferiore del viso, quella della bocca e del mento. Ultimamente, attraverso la mascherina nascondiamo proprio questa terza e ultima parte. Stiamo rendendo protagonisti del viso gli occhi, i quali debbono sopperire a tutto quello che non possiamo fare con il resto della faccia.
Parlando sempre di questo periodo storico, sto portando avanti studi documentati da foto precedenti e successive la pandemia per capire come questa ha inciso sul nostro volto.
Dovete sapere infatti che la legge della morfopsicologia si basa su due assunti fondamentali: l’espansione e la ritrazione. Le restrizioni sociali che stiamo vivendo, l’impossibilità per molti di avere i contatti a cui erano abituati, traspare nel volto: esso tende a chiudersi, a rimpicciolirsi. E questo, se si sa dove guardare, si nota.”

La morfopsicologia non è deterministica
Antonella ci racconta inoltre di quanti pregiudizi aleggino attorno alla fisiognomica, la disciplina resa celebre dal Lombroso: in passato, infatti, era ritenuta assoluta verità, tanto che vi furono casi di persone messe in galera prima che avessero compiuto dei reati. L’idea era che la fisiognomica fosse deterministica: oggi sappiamo che non è così, in quanto la morfopsicologia (che possiamo definire come la disciplina figlia della fisiognomica) è di per sé dinamica. Non pone certezze, né predeterminazioni, in quanto il dinamismo è parte fondamentale dell’essere umano e di conseguenza anche il volto è soggetto a continui micro cambiamenti che ne determinano quindi letture e segnali differenti. Nulla è statico.

Inoltre la fisiognomica non prendeva in considerazione l’intero volto, in una lettura più olistica, ma proponeva l'analisi di singole parti del viso.
La fisiognomica moderna, ovvero la morfopsicologia, invece, prende in considerazione l’insieme: “Un dettaglio, di per sé – ci spiega Antonella Marangoni – non vuol dire niente, è sempre il contesto che fa la differenza. Un naso di un certo tipo ha un significato diverso a seconda del volto che viene considerato. Non è più un discorso di giudizio, ma di elementi di potenzialità che tutti abbiamo e che dovrebbero essere conosciuti e valorizzati”.

Ma quanto interagisce la genetica con la fisiognomica? E quanto l’ambiente?
“Nel nostro volto si riflette tutto. Esiste, sì, una componente genetica, ma moltissimo incidono le nostre scelte, la nostra vita. Un esempio sono i bambini adottati, che spesso nel tempo tendono ad assomigliare ai genitori adottivi: un adattamento psicologico che fa mutare le forme del viso. O le coppie in simbiosi che negli anni si assomigliano sempre più, pur non avendo legami genetici di nessun genere.
Dunque l’ambiente contribuisce molto: i volti di persone che vivono in città, ad esempio, possono avere caratteristiche diverse da quelli di coloro che vivono in campagna. Noi interagiamo di continuo con persone e ambiente, che plasmano il nostro volto. Ad esempio, se abbiamo avuto un’educazione rigida non avremo un‘interazione aperta con le persone e questo andrà ad influire tantissimo sui nostri lineamenti.
Ed è proprio questa la complessità di tale disciplina: tutto contribuisce a formare il nostro volto, che è sempre e comunque una nostra creazione. Siamo responsabili delle nostre forme e delle nostre facce, che ci piaccia o meno.”

E come ci ricorda Antonella: gli indiani d’America dicevano che ognuno di noi porta sul proprio volto la polvere del sentiero che ha percorso. Ogni segno rappresenta parte della nostra storia. Ed è tutta lì, davanti a noi, pronta per essere letta.
Buona visione e buona faccia a tutti voi!


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